Worship service 03.02.2019

DUE PRIORITA’ IN PREGHIERA
Past.Evangelista Heros Ingargiola

La preghiera è fondamentale nella vita di ogni credente ed è necessario perseverare in essa per ottenere l’esaudimento alle proprie richieste.
Giacomo 5.17-18 Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.
Elia perseverò nella preghiera, infatti il termine pregò di nuovo dal greco significa che colpì ripetutamente il cielo con il palmo della sua mano fino a quando il cielo non diede la pioggia. Senza preghiera è impossibile ricevere qualcosa da Dio ed essa è necessaria per avere relazione con il nostro Padre celeste. Stare in intimità con Dio ci permette di conoscerlo passo dopo passo infatti ricordiamoci che la rivelazione è progressiva.
Matteo 6.9-10 Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra.
Gesù attraverso questa preghiera modello diede un nuovo insegnamento su come potere approcciare Dio alla sua presenza, su come pregare e diede ai giudei una nuova rivelazione di Dio che non era soltanto Santo, Santo, Santo ma che poteva essere per loro anche un Padre. Il titolo di Padre si riferisce all’intimità, appartenenza. Dobbiamo avere la giusta immagine di Dio come Padre ma purtroppo a volte si ha un’immagine distorta che si è consolidata a causa di eventi negativi che abbiamo vissuto con i genitori naturali.

La parola Padre usata in questo verso è in relazione non alla natura ma alla grazia, Dio è il creatore dell’intero universo ma per grazia è Padre. Tutti coloro che non hanno ricevuto la signoria di Cristo Gesù nel proprio cuore vedranno sempre Dio come colui che punisce il peccato e saranno quindi fuori dalla grazia paterna di Dio ma per coloro che hanno ricevuto Cristo nel proprio cuore, Dio diventa Padre. Siamo tutti creature di Dio ma figli si diventa ricevendo Cristo nel proprio cuore e per tutti coloro che decidono di riceverlo, Dio non sarà più giudice ma sarà Padre.

Il termine Padre è un vincolo d’amore, d’intimità e determina una relazione profonda.

I Giovanni 3.1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Potere chiamare Dio Padre è un grande privilegio per tutti coloro che sono i suoi figli.

Il termine padre dal greco significa colui che ti nutre, che ti protegge, il tuo sostentatore; dall’ebraico il termine papà ha lo stesso significato di mamma, come colei che allatta. La relazione che Dio Padre ha con noi è profonda quanto il legame di una mamma che allatta il suo bambino.

Dio è seduto sul suo trono ma il Suo spirito si muove su tutta la terra infatti Dio è onnipresente.

Analizziamo alcune caratteristiche del Padre:

-un padre ama incondizionatamente. Dio non ci tratta per come meritiamo perchè quando vede noi vede Cristo. A volte quando il credente pecca si allontana dalla presenza di Dio e dalla preghiera perchè i sensi di colpa accusano e condannano ed il nemico fa leva proprio su questo pensiero facendoci credere che Dio non ci desideri alla sua presenza ma non è così. La Parola di Dio ci insegna che se sbagliamo e chiediamo perdono, Lui è fedele e giusto da perdonarci.

I Giovanni 1.9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Dio ci perdona perchè Cristo ha pagato per ciascuno di noi, questo non deve essere una licenza per peccare o fare ciò che si vuole, al contrario l’amore che si ha per Dio deve spingerci a non peccare. Quando il figliol prodigo prese la sua parte dei beni e li sperperò in maniera inadeguata, il peso del peccato iniziò a gravare su di lui e non fu facile rialzarsi nonostante il padre fosse lì ad aspettarlo, quando decise di ritornare dal padre lo fece in vesti di servo e non di figlio. Il peccato distrugge la nostra identità di figli e quindi il nostro stato di appartenenza a Dio. Attraverso il termine” nostro” usato in matteo 6, Gesù ha voluto sottolineare l’importanza della nostra appartenenza a Dio.

– un padre desidera guidare, nutrire e correggere. Chi non è corretto non è amato.

– un padre rimprovera, trattiene i figli ed è profondamente addolorato quando i figli sbagliano. Dobbiamo onorare il nostro Padre celeste non sbagliando.

Il cielo è un luogo di dimora e ci sono dei livelli di cielo. Dio dimora nell’eternità nei cieli.

La nostra adorazione verso Dio permette di rivelarci i misteri che ci sono nei cieli. La lode apre la porta dei cieli, l’adorazione apre la porta del trono della grazia e l’intimità apre la porta del cuore di Dio.

Pregare non è soltanto chiedere o fare un monologo ma stare con Dio, udire la sua voce, cercarlo, bramarlo con tutto il nostro cuore ed avere una relazione intima.

II Cronache 2.6 Ma chi sarà tanto capace da costruirgli una casa, se i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerlo? E chi sono io per costruirgli una casa, anche soltanto per bruciarvi dei profumi davanti a lui?
Nell’antico testamento ebbero bisogno di costruire una casa per Dio, un tabernacolo. Dio si adatta ai nostri bisogni e necessità e quindi per potere incontrare l’uomo fece costruire il tabernacolo, esso è figura di ciò che Cristo avrebbe compiuto.

Esodo 25.8-9 Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.

Una delle promesse che Dio fa nel suo patto è quella di dimorare nel suo popolo. Dio dimora nei cieli ma è presente quando i suoi figli lo invocano. Dio dice al popolo di costruire un tabernacolo perchè Lui è Santo, Santo, Santo e non poteva dimorare in mezzo ad un popolo peccatore. Il peccato allontana la presenza di Dio e ruba la possibilità di sentire e vedere la potenza di Dio nelle nostre vite.

Dio mostrò a Mosè come costruire il tabernacolo, tutto in modo dettagliato.

Esodo 27.9 «Farai anche il cortile del tabernacolo; dal lato meridionale, per formare il cortile, ci saranno delle cortine di lino fino ritorto, per una lunghezza di cento cubiti, per un lato.

Il cortile è la prima parte del tabernacolo. La parte esterna era separata dal cortile per mezzo di una porta chiamata “via”. Il popolo per entare nel tabernacolo doveva passare attraverso il cortile che rappresenta la chiesa, quindi questo è figura del passaggio che si effettua quando passiamo dal mondo alla chiesa. Dentro il cortile c’era l’altare dei sacrifici che rappresenta il sacrificio di Gesù. Quando si entra in chiesa si inizia a percepire la presenza di Dio e il primo passo che ci permette di iniziare un nuovo cammino con Dio è avere la rivelazione del sacrificio di Cristo per la nostra vita. Dentro il cortile si trovava anche la conca fatta di specchi, essa rappresenta la persona di Cristo, la Parola quindi specchiarsi in essa per essere trasformati. Le persone che entravano nel cortile prima di tutto presentavano il loro sacrificio, dopo si lavavano nella conca e vedevano la loro figura riflessa negli specchi. Sottolineamo che gli specchi di quel periodo non erano realizzati come quelli odierni, erano molto opachi quindi bisognava prestare molta attenzione per vedere dove si era sporchi. La Parola è per noi uno specchio attraverso cui ci purifichiamo e questo lo dobbiamo fare per noi stessi e non pensare dove gli altri devono essere purificati o devono cambiare. Dobbiamo confrontare la nostra vita alla luce della Parola e togliere tutto ciò che non è in accordo ad essa.

La seconda parte del tabernacolo è il luogo santo. La porta( era un velo divisorio) chiamata

“verità” divideva il cortile dal luogo santo. Il luogo santo è figura della presenza di Dio e della realtà dello spirito. Possiamo correre il rischio di essere in chiesa ma non godere della realtà dello spirito perchè in realtà non stiamo cercando Dio. Nel luogo santo c’era il candelabro, esso è figura della luce del vangelo che è nella chiesa. La chiesa non è un’opera umana ma soprannaturale e una chiesa viva deve predicare il vangelo. Il vangelo manifesta la luce riflessa che è nei cieli. All’interno del luogo santo troviamo anche l’altare dell’incenso esso rappresenta la nostra vita di preghiera; quando preghiamo sale un profumo di odore soave alla presenza di Dio. Nel luogo santo c’era anche il pane della presentazione, esso è figura di Cristo come pane disceso dal cielo.

La terza parte del tabernacolo era il luogo santissimo. La porta chiamata “vita” divideva il luogo santo dal luogo santissimo. Non tutti potevano entrare nel luogo santissimo, l’unica persona che poteva farlo era il sommo sacerdote una volta all’anno. Nel luogo santissimo si trovava l’arca della testimonianza e il propiziatorio. Dopo il sacrificio annuale che veniva presentato dal sommo sacerdote i peccati del popolo venivano soltanto coperti ma attraverso il sacrificio di Cristo tutti i peccati sono completamenti cancellati, Lui è il sommo sacerdote in eterno. Quando Gesù resuscitò non permise a nessuno di toccarlo perchè il suo sacrificio doveva essere perfetto come l’agnello che sacrificava il sommo sacerdote, era un agnello senza difetto. Dio per attirarci a sè ha offerto Gesù, un agnello perfetto e senza alcun difetto immolato per l’intera umanità. Il luogo santissimo è figura del paradiso, non è possibile entrare in paradiso senza passare dal sacrificio di Cristo. Solo il sacrificio di Gesù ci permette di entrare in cielo, non è per le nostre opere. Nel luogo santissimo c’era il propiziatorio che rappresenta il posto che noi abbiamo nei cieli, che Gesù ha acquistato per noi. Nel propiziatorio la luce della presenza di Dio, la sua gloria si manifestava. Oggi la luce della gloria di Dio vuole riempire la chiesa.

L’esortazione di Dio ad ognuno dei suoi figli è quella di crescere nell’intimità con Lui. Dio non è più per noi un giudice ma un Padre quindi instauriamo una relazione nuova perchè il suo desiderio è quello di manifestare la Sua gloria in noi e attraverso di noi.