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DIREZIONE TERRA PROMESSA 5 parte
UN CAMMINO DI FIDUCIA E SAPIENZA
Pastore Evangelista Heros Ingargiola
Il cammino del cristiano è un cammino di fede, di rivelazioni, di consigli e saggezza.
II Corinzi 5.7 Camminiamo infatti per fede, e non per visione.
I figli di Dio sono chiamati a vivere per fede e non per le percezioni sensoriali, per i sensi naturali. La fede è uno stile di vita infatti l’apostolo Paolo disse che l’uomo vive e vivrà per la sua fede. Possiamo quindi affermare che la fede non è un optional nella vita del cristiano ma è fondamentale. Molte persone però cercano Dio soltanto nel momento del bisogno, quando sono in difficoltà ma per i discepoli il cammino di fede non è qualcosa di estraneo a loro o qualcosa a cui ricorrere soltanto nei momenti difficili ma è parte della loro stessa vita.
Ebrei 11.6 Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano.
Un’altra versione biblica di questo verso cita: senza la fede non possiamo accontentare e soddisfare Dio. La nostra fiducia deve essere fondata sulla Parola di Dio, su Dio e sulla realtà spirituale, non sulle circostanze naturali. Il giusto vive per fede e non per visione naturale. La Parola di Dio afferma che la fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono.
In questo tempo dobbiamo comprendere che la nostra fede deve essere fortificata in Dio, che dobbiamo guardare alla realtà spirituale piuttosto che a quella naturale. Noi crediamo in un Dio vivente e reale che si prende cura della nostra vita e le persone attorno a noi hanno bisogno di conoscere un Dio che non è morto, distratto o indifferente ma un Dio vero e presente.
I Pietro 1.8-11 che, pur non avendolo visto, voi amate e, credendo in lui anche se ora non lo vedete, voi esultate di una gioia ineffabile e gloriosa, 9 ottenendo il compimento della vostra fede, la salvezza delle anime. 10 Intorno a questa salvezza ricercarono e investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, 11 cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite.
Le sofferenze che viviamo come cristiani non sono paragonabili alla gloria che sta per arrivare su tutta la terra e neppure alla gloria del cielo. I profeti sopportarono tante cose, vennero uccisi, perseguitati ed anche noi oggi non dobbiamo essere concentrati sulle cose che avvengono, forse siamo perseguitati, criticati, non compresi ma il nostro sguardo deve essere rivolto alla gloria che arriverà. Gesù stesso sopportò la croce per la gioia che gli era posta davanti, cioè noi, la chiesa.
Ebrei 12.2 tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.
Esodo 18.5-12 Jethro dunque, suocero di Mosè, venne da Mosè con i suoi figli e con sua moglie, nel deserto dove era accampato, al monte di Dio. 6 Egli aveva mandato a dire a Mosè: «Io, Jethro, tuo suocero, vengo da te con tua moglie e i suoi due figli con lei». 7 Così Mosè uscì ad incontrare suo suocero, si inchinò e lo baciò; si interrogarono a vicenda sulla loro salute, poi entrarono nella tenda. 8 Allora Mosè raccontò a suo suocero tutto ciò che l’Eterno aveva fatto al Faraone e agli Egiziani a motivo d’Israele, tutte le avversità incontrate durante il viaggio, e come l’Eterno li aveva liberati. 9 E Jethro si rallegrò di tutto il bene che l’Eterno aveva fatto a Israele, liberandolo dalla mano degli Egiziani. 10 Quindi Jethro disse: «Benedetto sia l’Eterno, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del Faraone, e ha liberato il popolo dal giogo degli Egiziani! 11 Ora so che l’Eterno è più grande di tutti gli dèi; sì, egli lo ha dimostrato loro, quando hanno agito orgogliosamente contro Israele». 12 Poi Jethro, suocero di Mosè, prese un olocausto e dei sacrifici per offrirli a DIO; e Aaronne e tutti gli anziani d’Israele vennero a mangiare col suocero di Mosè davanti a DIO.
L’eco di quello che Dio aveva fatto era arrivato fino a Madian. Mosè lavorò per circa quarant’anni per suo suocero Jethro, fino quando poi Dio apparve a Mosè nel roveto ardente e lo chiamò per liberare il suo popolo. In questo episodio Jethro ascoltò tutte le cose meravigliose che Dio aveva fatto per il popolo d’Israele e inziò a glorificare Dio e fece un sacrificio per Lui come ringraziamento.
Esodo 18.19-23 Ora ascoltami; io ti darò un consiglio e DIO sia con te: Rappresenta tu il popolo davanti a DIO e porta a DIO i loro problemi. 20 Insegna loro gli statuti e le leggi e mostra loro la via per la quale devono camminare e ciò che devono fare. 21 Ma scegli fra tutto il popolo degli uomini capaci che temano DIO, degli uomini fidati, che detestino il guadagno ingiusto, e stabiliscili sul popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di diecine. 22 E lascia che siano loro a giudicare il popolo in ogni tempo; essi riporteranno a te ogni problema di grande importanza, ma ogni piccolo problema lo decideranno loro. Così sarà più facile per te, ed essi porteranno il peso con te. 23 Se tu fai questo, e così DIO ti ordina, potrai durare; e anche tutto questo popolo arriverà felicemente al luogo loro destinato».
Jethro era un sacerdote a Madian ed ascoltò tutti i prodigi e i miracoli che Dio aveva compiuto e diede un consiglio a suo genero Mosè, questo non era un consiglio divino ma un consiglio dettato da una scuola di gestione.
Un leader può accettare i consigli del popolo ma essi devono essere sempre filtrati e portati alla presenza di Dio per comprendere se c’è la Sua approvazione; Mosè ascoltò suo suocero ma poi ricevette conferma da Dio circa quel consiglio che gli era stato dato. In questi versi vediamo una chiara analogia tra la leadership di Mosè e quella di un pastore. Dio è stato riconosciuto come il vero leader del popolo e Mosè il Suo collaboratore. Mosè però non riusciva a fare tutto da solo, per questo nascono le figure dei leader che aiutano il pastore. Per arrivare al risveglio è necessario collaborare. Ogni leader, collaboratore deve sapere svolgere il proprio ruolo con eccellenza, deve avere la responsabilità di pregare per il popolo, deve essere addestrato e deve aiutare gli altri. Mosè è figura dei pastori della chiesa.
Analizziamo le ricompense che si ottengono quando si ubbidisce e si è al centro della volontà di Dio:
- La resistenza. Ognuno può portare il peso adeguato alla propria crescita, questo è un aspetto importante da comprendere in quanto ci consentirà di non essere appesantiti o frustrati portando un carico più pesante di quello che in realtà possiamo sopportare. Fare questo ci permetterà di essere coinvolti nell’opera di Dio con gioia e la Sua unzione fluirà.
- Tutto il popolo arriverà alla destinazione. La chiesa può realizzare l’obiettivo che è quello del risveglio. Le chiese che saranno d’impatto saranno quelle in cui regnerà il carattere di Cristo, dove l’amore di Dio sarà il collante e dove si ubbidirà a ciò che Dio dice.
- Ci sarà una saggia amministrazione della giustizia di Dio. Quando avviene questo tutti gli scontri, le controversie si risolveranno anche grazie agli insegnamenti dell’uomo di Dio e dei leader che daranno il contributo per il bene del popolo.
- Tutti i problemi delle persone si risolveranno rapidamente. Il popolo potrà trovare aiuto non solo nella figura del pastore ma anche nella leadership.
Lo spirito di Dio è dinamico, per questo dobbiamo adeguarci ai cambiamenti e collaborare con il Signore affinchè si possa realizzare tutto quello che Lui desidera.
Deuteronomio 4.6 Li osserverete dunque e li metterete in pratica; poiché questa sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutti questi statuti, diranno: “Questa grande nazione è un popolo saggio e intelligente!”.
Quando ognuno di noi è responsabile della propria vita e lavora al posto giusto, al momento giusto, accettando da parte di Dio ciò che avviene nella chiesa e riconoscendo il bene che Lui sta facendo allora gli altri potranno riconoscerci dall’amore e vedranno la saggezza.
La saggezza è l’espressione dell’ubbidienza dei comandamenti di Dio. Jethro diede a Mosè un consiglio di gestione che non era di saggezza teorica nè mentale ma una saggezza pratica. Ci sono infatti tre tipi di saggezza:
- Saggezza teorica – Sophia: saggezza, intuizioni.
- Saggezza critica – Sunesi: capacità di comprendere i concetti, conoscenza mentale ed analitica
- Saggezza pratica – Fronesi: capacità di fare la cose al momento giusto. Questo è il tipo di saggezza che dobbiamo avere come figli di Dio.
Mosè quando ricevette l’approvazione di Dio istituì uomini con caratteristiche specifiche: erano uomini scelti da Mosè, capaci, pieni di timore e fedeli.
Camminiamo con fiducia e lasciamo che sia Dio a compiere il Suo volere e il Suo operare in noi, ricordiamoci che non tutti possono fare tutto ma ognuno può fare qualcosa e se ciascuno di noi farà esattamente ciò che Dio dice, rimanendo nel proprio ruolo, ubbidendo ed essendo fedeli allora tutto il popolo ne potrà beneficiare e la chiesa crescerà e vedrà un glorioso risveglio.