Worship service 06.12.2020

A COSTO DI CHE?

 

Pastore Heros Ingargiola

 

NUMERI 14:20, 24 Il SIGNORE disse: «Io perdono, come tu hai chiesto. 21 Però, come è vero che io vivo, tutta la terra sarà piena della gloria del SIGNORE. 22 Tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria e i miracoli che ho fatto in Egitto e nel deserto, quelli che mi hanno tentato già dieci volte e non hanno ubbidito alla mia voce, 23 certo non vedranno il paese che promisi con giuramento ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; 24 ma il mio servo Caleb è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito pienamente; perciò io lo farò entrare nel paese nel quale è andato; e la sua discendenza lo possederà.

 

Spesso ci lasciamo influenzare più dalle circostanze e da ciò che ascoltiamo o vediamo piuttosto che da ciò che Dio dice. Questo è quello che il popolo d’Israele stava vivendo. Dio li aveva fatti uscire dalla schiavitù in modo potente e li aveva fatti entrare nel deserto ma qui iniziarono a mormorare. Il Signore aveva portato il popolo d’Israele nel deserto ma non doveva essere il luogo finale, era un luogo di transito che serviva per umiliare Israele e far imparare loro a dipendere da Dio. Essi non cessarono di lamentarsi, Dio li perdonò ma non fece entrare quella generazione nella terra promessa perché era incredula e convinta di potercela fare senza di Lui. A volte anche noi mettiamo in risalto le nostre idee e visioni piuttosto che inclinarci alla Sua volontà. Caleb invece era animato dallo spirito della fede e insieme a Giosuè camminò per fede senza avere paura dei nemici.

Il deserto è necessario: Mosè, Abramo, Giuseppe, Davide e perfino Gesù passarono il deserto. Qui è dove i nostri cuori vengono provati e dobbiamo umiliarci. Umiliarsi significa avere un’attitudine come di una pecora che si lascia guidare. Se non ci umiliamo rischiamo di morire nel deserto. Il Signore voleva con sé il popolo d’Israele ma loro non lo capirono e si lamentarono. Nel deserto Dio lavora in noi ma i tempi di dimora nel deserto dipendono da noi e non da Dio, cioè da quanto ci arrendiamo e ubbidiamo a Lui.

 

MATTEO 3:13, 17 Allora Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. 14 Ma Giovanni gli si opponeva fortemente dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». 15 E Gesù, rispondendo, gli disse: «Lascia fare per ora, perché così ci conviene adempiere ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16 E Gesù, appena fu battezzato, uscì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli gli si aprirono, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui; 17 ed ecco una voce dal cielo, che disse: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».

 

Dopo il battesimo di Gesù si adempì la parola profetica su di Lui e subito fu portato dallo Spirito Santo nel deserto (LUCA 4:1). Infatti, questo è un luogo che ci fa del bene perché ci fa imparare a dipendere da Dio. Conoscere il proposito di Dio e conoscere la nostra identità ci permetterà di conoscere anche tutto ciò che è contro il proposito.

 

LUCA 4:14 Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione.

 

Gesù entrò nel deserto condotto dallo Spirito e uscì con la potenza dello Spirito. Quando attraversiamo il deserto stiamo crescendo di fede in fede e una nuova potenza e unzione si posa su di noi. Così l’unzione ci porterà nella posizione che Dio ha stabilito, non il contrario. Anche Gesù uscì dal deserto e poco dopo si sedette sulla poltrona del Messia nella sinagoga dichiarando le parole di Isaia.

 

LUCA 4:17,19 gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov’era scritto: 18 «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi,19 per proclamare l’anno accettevole del Signore».

 

Gesù diede alla Chiesa la Sua visione e la Sua missione: riconciliare i peccatori al Signore e farli diventare Suoi discepoli. Un discepolo è diverso dal membro di chiesa perché questi sono coloro che vanno a Gesù per un bisogno. I discepoli invece sono coloro che hanno deciso di diventare come Gesù. Ci sono quindi diverse categorie di persone.

Ci sono coloro che vogliono seguire solo Gesù senza farsi curare e correggere dalle autorità che Dio ha stabilito. Il diavolo cerca di convincere le persone in questo modo al fine di isolarle e renderle vulnerabili. Gesù ha stabilito la Sua Chiesa mettendo insieme persone diverse per uno scopo comune. Avere una chiesa online non è la volontà di Dio! Dobbiamo avere fede e non lasciarci intimorire dalla situazione che stiamo vivendo!

Un’altra categoria sono coloro che credono di essere maestri pur non essendo nemmeno discepoli. Prima di essere maestri dobbiamo umiliarci ed essere discepoli, per questo Egli ci fa passare il deserto e prova la nostra fedeltà. Non possiamo servire Dio senza fedeltà a Lui e alle autorità. Eliseo era un figlio di Elia, così anche Timoteo con Paolo e Giosuè con Mosè.

La terza categoria sono i discepoli fedeli. In loro c’è il solo desiderio di fare la volontà di Dio senza convenienza

 

LUCA 14:25,35 Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso la folla disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. 27 E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28 Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? 29 Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: 30 “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare”. 31 Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 32 Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace. 33 Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo. 34 Il sale, certo, è buono; ma se anche il sale diventa insipido, con che cosa gli si darà sapore? 35 Non serve né per il terreno, né per il concime; lo si butta via. Chi ha orecchi per udire oda».

 

La folla stava guardando Gesù come un Messia rivoluzionario, non avevano compreso il Suo cuore. Gesù stava dicendo che non può esserci una relazione prioritaria rispetto a quella che abbiamo con Lui. Egli viene prima di chiunque altro perfino della nostra stessa vita. Che valore ha Gesù per noi? Basta che ci dia ciò che vogliamo per dimenticarci di Lui? Nessuno si può mettere tra noi e Dio e ogni altra relazione a confronto con l’amore che abbiamo per Lui deve quasi sembrare odio. In questi insegnamenti incontriamo 5 categorie di persone

  1. L’inconcludente. Gesù parlò di un uomo che non avendo fatto bene i conti lasciò a metà la costruzione di una torre. Alcuni conoscono Gesù ma poi entrano nel deserto e tornano alla vita precedente. Perseveriamo fino a quando vediamo la Parola di Dio compiuta!
  2. Il conveniente. È colui che cerca sempre un vantaggio e perciò non ha un’attitudine di figlio. Nel Regno dello Spirito c’è più gioia nel dare che nel ricevere. La nostra convenienza è stare con il Signore!
  3. L’esaminatore, cioè colui per il quale deve essere tutto come lui dice. Non tutto ciò che viviamo ci piacerà ma Dio ha stabilito delle autorità!
  4. Il seguace, il discepolo. È colui che deciso di seguire l’ammaestramento, pronto a sacrificarsi e a servire gli altri.
  5. Il martire. Dal greco significa “testimone qualificato del vangelo e della fede che non ha paura di perdere la propria vita”. Sono persone pronte a morire per Gesù. Possiamo essere seguaci innamorati di Dio ma da qui a martire c’è un salto di qualità. A volte è più facile morire una volta per Gesù piuttosto che tutti i giorni ma se la nostra carne non muore, Cristo non può rivelarsi

 

MATTEO 26:14,16 Allora uno dei dodici, che si chiamava Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti, 15 e disse loro: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?» Ed essi gli fissarono trenta sicli d’argento. 16 Da quell’ora cercava il momento opportuno per consegnarlo.

 

Il diavolo ci offrirà qualcosa per farci abbandonare Gesù. Trenta sicli d’argento rappresentano circa 25€, il prezzo di uno schiavo. Che valore ha Gesù per ognuno di noi? A costo di cosa venderemmo Gesù? Molti cristiani svendono Gesù magari per il lavoro, la famiglia o per un’offesa. Giuda credeva di seguire un perdente, non era il Messia che desiderava, non aveva compreso il cuore del Maestro. Però Gesù lo amò fino alla fine. Dobbiamo entrare nel territorio dell’amore vero, senza simulazione o vantaggio.

 

MATTEO 26:24,28 Certo, il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai nato». 25 E Giuda, il traditore, prese a dire: «Sono forse io, Rabbì?» E Gesù a lui: «Lo hai detto». 26 Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, e lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati.

 

Gesù stava spezzando il pane profeticamente perché rappresentava il Suo corpo sulla croce. Partecipiamo alla Cena sapendo che siamo parte di un unico corpo, abbiamo l’identità di figli. Il Suo corpo fu martoriato, pagò per ognuno di noi per amore. Il pane raffigura anche la relazione tra fratelli. Secondo le usanze ebraiche durante la cena pasquale c’erano sette calici, uno per ogni patto che Dio face con il Suo popolo. Ma uno di questi era messo sottosopra perché era quello del Messia. Questo fu il calice che prese Gesù testimoniando l’arrivo di un nuovo patto.