Pastore Luisa Ingargiola
DI CHE STOFFA SEI FATTO?
Siamo abituati a muoverci in base al concetto che abbiamo di noi stessi, alla nostra identità.
Ogni volta che un individuo non sperimenta il proprio valore inizia ad esserci una crisi
d’identità. Allo stesso modo come credenti dobbiamo ricevere la nostra identità.
Ci sono tre tipi di identità a livello spirituale:
La prima è l’identità in Cristo Gesù. Ogni volta che nella Bibbia troviamo “in Cristo”, ecco, sta
parlando della nostra identità in Lui: guardiamoci per come siamo in Cristo!
2 Corinzi 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove.
In Cristo abbiamo una nuova natura, abbiamo la speranza, la vittoria e in Lui possiamo
inchiodare il nostro passato. Noi non siamo quello che i nostri errori dicono che siamo, né
quello che le nostre azioni hanno fatto, ma siamo quello che Dio ha detto che siamo.
Quando sperimentiamo questa rivelazione, avviene qualcosa di potente: diventiamo stabili!
E’ in questo modo che anche quando sbagliamo possiamo dire che in Cristo siamo amati e
accolti.
Efesini 2:12-13 ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel
mondo. 13 Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati
mediante il sangue di Cristo.
La seconda identità importante è quella di essere il popolo di Dio, il Corpo di Cristo. Il popolo
è un gruppo di persone che si sentono unite per affinità diverse, geografiche ad esempio, o
anche culturali. Il popolo d’Israele si è conservato intatto ed integro nelle tradizioni
nonostante la persecuzione, perché aveva una stabile l’identità di popolo.
1 Corinzi 12:27 Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
E’ bello scoprire che in tutto il mondo possiamo incontrare delle persone che credono in
Gesù e parlare la stessa lingua, quella della fede!
La terza identità è quella nella chiesa locale, il manto che si sta seguendo.
1 Corinzi 4:15 Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, non avete però molti
padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù mediante il vangelo.
La metropoli di Milano non ha un’identità locale perché è molto variegata. Spesso non c’è
amore per la città e questa è una ferita per la città a livello spirituale.
C’è una mancanza di identità senza il manto di una Casa.
Un manto determina un proposito, un’identità e un percorso, il nostro.
Ogni chiesa ha un proposito specifico, bellissimo ma diverso.
Possiamo avere tanti insegnanti ma un solo padre.
Ebrei 10:25 non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare,
ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.
Stiamo attenti alle insidie del nemico. Basta un attimo per venire avvelenati da una ferita o
da una diceria, ma ci vuole tanto per rientrare sotto il manto. Ogni realtà ha una
connotazione specifica. Stiamo attenti a non essere come pellegrini, ma come figli.
Ci sono dei benefici che Dio da a coloro che stanno sotto il manto. Per esempio l’unità e
l’identità ma anche la forza. Quando si è insieme si è più forti: non permettiamo al nemico di
isolarci.
Il manto ci scalda! Nei momenti brutti della vita possiamo avere il sostegno del Corpo di
Cristo.
Quello che ci unisce non è la vicinanza, né la comodità ma un proposito.
La maggior parte di noi fa tanti chilometri per venire in chiesa perché crede che Dio ha un
proposito per questa città sotto questo manto. Questo significa che valorizzandoci gli uni gli
altri potremo vedere questo proposito realizzato dentro il manto.
Il figlio spirituale di Paolo era Timoteo, è nel manto che c’è eredità per i figli.
1 Corinzi 4:17 Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel
Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù e come insegno dappertutto, in
ogni chiesa.
Paolo mandava Timoteo affinché riproducesse fedelmente quello che gli aveva impartito.
Paolo definisce Timoteo come fedele e caro. Il progetto che Dio ci ha dato è grandissimo e si
realizzerà grazie a un corpo unito, formato da tanti Timoteo con il cuore giusto e leale.
Per quale motivo stiamo seguendo il manto? Per realizzare noi stessi o per fedeltà e lealtà?
Un manto non vale l’altro.
Un altro personaggio è Giosuè.
La prima battaglia che il popolo d’Israele dovette combattere una volta usciti dall’Egitto fu
contro Amalec.
Esodo 17:14 Il SIGNORE disse a Mosè: «Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne
conservi il ricordo, e fa’ sapere a Giosuè che io cancellerò interamente sotto il cielo la
memoria di Amalec».
Dio ha scelto un uomo fedele, senza paura come successore di Mosè. Giosuè amava la
presenza di Dio. Una delle caratteristiche dei figli fedeli che si caratterizzano in un manto è
quello di essere innamorati di Dio. Infatti proprio mentre stiamo alla Presenza di Dio si
coltiva e cresce la lealtà e l’onestà.
Un altro uomo è Eliseo. Dio dice ad Elia, a seguito del suo malessere per la persecuzione, di
scegliere un’altra persona dopo di lui.
1 Re 19:15,16,19 Il SIGNORE gli disse: «Va’, rifa’ la strada del deserto, fino a Damasco; e
quando vi sarai giunto, ungerai Azael come re di Siria; 16 ungerai pure Ieu, figlio di Nimsci,
come re d’Israele, e ungerai Eliseo, figlio di Safat da Abel-Meola, come profeta, al tuo
posto. 19 Elia partì di là e trovò Eliseo, figlio di Safat, il quale arava con dodici paia di buoi
davanti a sé; ed egli stesso guidava il dodicesimo paio. Elia si avvicinò a lui, e gli gettò addosso il
suo mantello.
Elia non aveva ubbidito in modo totale al Signore perchè doveva ungere Eliseo, invece gli
gettò addosso il mantello. Però Dio ha chiamato lo stesso Eliseo, lo ha unto e gli ha dato il
doppio dell’unzione. Questo significa che anche se i padri non sono perfetti, Dio ci benedirà
lo stesso. Il Signore benedirà la nostra ubbidienza e la nostra fedeltà.
Dopo averlo scelto, l’unica cosa che Eliseo fece fu versare l’acqua ad Elia.
2 Re 3:11 Ma Giosafat chiese: «Non c’è qui nessun profeta del SIGNORE mediante il quale
possiamo consultare il SIGNORE?» Uno dei servitori del re d’Israele rispose: «C’è qui
Eliseo, figlio di Safat, il quale versava l’acqua sulle mani d’Elia».
Possiamo vedere qui che non chiamarono Eliseo come un grande uomo di Dio, ma come uno
che versava l’acqua. Quest’uomo ha servito per tanto tempo con fedeltà Elia, e poi al
momento giusto è stato chiamato fuori.
2 Re 2:3 I discepoli dei profeti che erano a Betel andarono a trovare Eliseo, e gli dissero:
«Sai che il SIGNORE quest’oggi rapirà in alto il tuo signore?» Egli rispose: «Sì, lo so;
tacete!»
Era un giorno speciale per questi profeti. Più volte i discepoli dei profeti andarono da Eliseo
per dirgli che Elia sarebbe stato rapito dal Signore quel giorno. Vediamo però che gli altri
discepoli definiscono Elia come il signore di Eliseo. Questo perché loro erano servi ma
Eliseo serviva Elia perché era figlio, provava amore.
Se stiamo sotto un manto non cerchiamo di apparire o di avere la frenesia di fare, perché la
cosa più importante è essere. La motivazione non deve essere far vedere le nostre qualità.
Dio non sceglie persone abili, ma fedeli!
2 Re 2: 9-10 Quando furono passati, Elia disse a Eliseo: «Chiedi quello che vuoi che io
faccia per te, prima che io ti sia tolto». Eliseo rispose: «Ti prego, mi sia data una parte
doppia del tuo spirito!» 10 Elia disse: «Tu domandi una cosa difficile; tuttavia, se mi vedi
quando io ti sarò rapito, ti sarà dato quello che chiedi; ma, se non mi vedi, non ti sarà dato».
La parte doppia è la parte del primogenito! Dall’originale le parole di Elia sono “se mi vedi
fino alla fine”. Se siamo fedeli fino alla fine, Dio ha stabilito per noi un’eredità, Egli realizzerà
il proposito per noi. Eliseo serviva Elia perché sapeva che quella era la sua chiamata e
amava il suo signore.
Ecco quello che accadde subito dopo:
2 Re 2:11-13 Essi continuarono a camminare discorrendo insieme, quand’ecco un carro di
fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì al cielo in un
turbine.12 Eliseo lo vide e si mise a gridare: «Padre mio, padre mio! Carro e cavalleria
d’Israele!» Poi non lo vide più. E, afferrate le proprie vesti, le strappò in due pezzi; 13
raccolse il mantello che era caduto di dosso a Elia, tornò indietro, e si fermò sulla riva del
Giordano;
Se non ci spogliamo del nostro mantello, la nostra sicurezza, non possiamo indossare il
nuovo mantello. Finché non strappiamo le nostre certezze, il nostro modo di pensare e non
indossiamo quel manto, se non saremo identificati nella missione, non metteremo mai
radici.
Dio ci chiede di essere disposti a mettere da parte le nostre ambizioni, per il Regno.
Che la nostra unica ambizione sia vedere i perduti salvati!
Le nostre proprie ambizioni sono effimere rispetto a quello che il Padre ha preparato.
Siamo disposti a pagare il prezzo affinché la volontà di Dio sia fatta?
Ognuno di noi fa parte di un grande proposito, ma Dio ha stabilito non che siamo spettatori
ma che stiamo in prima fila, come padri e madri di molti.
2 Re 2:15 Quando i discepoli dei profeti che stavano a Gerico, di fronte al Giordano, videro
Eliseo, dissero: «Lo spirito d’Elia si è posato sopra Eliseo». Gli andarono incontro, si
prostrarono fino a terra davanti a lui,
Loro hanno riconosciuto il manto. Quando ci muoviamo in nome e per conto dei pastori,
l’unzione scorre! Nessuno di noi è in più. Ognuno ha un valore incredibile.
Dio ha un proposito così grande.
Oggi dietro le sedie abbiamo trovato una busta con un pezzetto di stoffa. Questo perché
ognuno di noi è parte di un manto. Siamo tutti un pezzetto di quel manto.
Se mettiamo vicino i pezzetti possiamo vedere che è lo stesso tessuto, lo stesso colore.
Siamo parti gli uni degli altri. Magari a volte guardiamo verso un altro manto ed è bello, ma
è diverso, è un altro manto. Nessuno è più bello dell’altro, sono solo diversi. Ma noi siamo
parte di questo manto.
Quando i nostri pastori hanno iniziato erano in pochissimi. Ma sono andati avanti, di locale in
locale, fino al nuovo locale, che è un altro step ancora. Stiamo sognando folle di anime che
vengono a Cristo. Possiamo vedere il ministero di Reinhard Bonnke che ha portato alla
salvezza più di 70.000.000 di anime in Africa. Riusciamo a sentire il suono dei perduti?
Riusciamo a vedere che anche in Italia, in Lombardia, questo possa avvenire? Lo stesso Dio
è il nostro Dio.
Chiediamo al Signore di farci vedere le folle di anime che gridano il nome di Gesù.
Non vale la pena vivere se non per il nome di Gesù.
Siamo parte di un grande progetto, non è il progetto di un uomo ma quello che Dio mette nel
nostro cuore.