Worship service 03.05.2020

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DIREZIONE TERRA PROMESSA  3 parte

ELIM – VERSO LA TERRA PROMESSA

Pastore Evangelista Heros Ingargiola

Ognuno di noi ha una terra promessa da conquistare ma sicuramente nel percorso verso il proposito di Dio incontreremo difficoltà, prove ed ostacoli e sarà necessario mettersi in una posizione “ scomoda”. Dio portò fuori dall’Egitto il popolo d’Israele e sapeva perfettamente che davanti avrebbero trovato il mar Rosso era stato Lui stesso infatti a dare delle direzioni a Mosè ed Aronne..  Dio disse a Mosè di stendere il suo bastone e dividere il mare. Il bastone che aveva Mosè era la verga da pastore, questo bastone era simbolo di autorità e di potenza e proprio con questo bastone avvennero tanti miracoli. Ognuno di noi ha ricevuto il proprio bastone. Il bastone è anche figura della fede. Dio condusse Mosè passo dopo passo infatti possiamo affermare che Dio, durante il nostro percorso verso la terra promessa, non ci dirà subito tutto quello che dobbiamo fare ma ci guiderà passo dopo passo, rivelandoci progressivamente la Sua volontà.

La nostra fede deve stupire il Signore. Se Mosè non avesse steso il suo bastone, molti israeliti sarebbero morti ed altri sarebbero tornati in schiavitù, questo significa che la nostra fede ci permette di avanzare o di regredire. Dio ci chiama a vivere per fede ed a camminare in ubbidienza. Mosè stendendo il bastone davanti al mare e avendo i nemici alle spalle compì sicuramente un atto apparentemente irrazionale ma Dio si compiace di coloro che hanno fede anche se la cosa davanti a loro sembra impossibile o irrazionale. È stato scientificamente approvato che nel Mar Rosso possono soffiare dei venti molto potenti che hanno la capacità di alzare il mare e poterlo dividere ( questo dà credibilità al miracolo avvenuto) e Dio ha quindi comandato ad un vento naturale di arrivare in quel momento specifico attraverso l’ubbidienza di Mosè. Quando ubbidiamo e stendiamo il nostro bastone, Dio si stupirà della nostra fede e Lui stupirà noi attraverso un miracolo straordinario.

La fede è l’abilità che Dio dà al credente per dominare sul tempo, sulla materia e sullo spazio. La fede provoca Dio ad agire per le nostre vite. Per andare verso la nostra terra promessa è necessario sviluppare la nostra fede.

Dall’ebraico il termine bastone ha diversi significati: bastone del pane, della sovranità, della signoria. Nel nuovo testamento c’è il bastone come simbolo dell’autorità regale, testamento, protezione o punizione, bastone degli scribi simbolo della sovranità, quello della discendenza di Giuda, scettro regale come autorità che Dio dà ai suoi figli. Tutto questo ci fa comprendere che noi abbiamo autorità di comandare su tutto ciò che ci ostacola nel nostro cammino verso il proposito di Dio.

Marco 11.22-23 Gesù rispose e disse loro: «Abbiate fede in Dio! 23 In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto.

Forse per molto tempo la nostra fede è stata paralizzata ma è arrivato il momento di azionare il braccio della nostra fede e stendere il nostro bastone. La nostra fede ha l’autorità, l’abilità, il dominio di cambiare le circostanze.

Esodo 15.21-27  Allora Maria, la profetessa, sorella d’Aaronne, prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei, con timpani e danze. 21 E Maria rispondeva: «Cantate al SIGNORE, perché è sommamente glorioso:
ha precipitato in mare cavallo e cavaliere». 22 Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23 Quando giunsero a Mara, non potevano bere l’acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» 25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell’acqua, e l’acqua divenne dolce. È lì che il SIGNORE diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: 26 «Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce».27 Poi giunsero a Elim, dov’erano dodici sorgenti d’acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.

Mosè riscontrò alcune difficoltà con il popolo che si lamentava della condizione in cui si trovava ma Mosè rimase fermo, ubbidendo a ciò che Dio gli aveva detto e così il mare si aprì. Questo significa che non sempre il popolo comprende quello che dice l’uomo di Dio ma se il popolo è disposto ad ubbidire allora vedrà la gloria di Dio. Dopo che le acque si aprirono il popolo fu finalmente felice e come leggiamo dai versi sopra citati, Miriam innalzò un canto. Le difficoltà o anche le gioie non devono rallentare il nostro cammino anzi possiamo affermare che anche quando attraversiamo delle difficoltà, Dio ci mostrerà una gloria maggiore quindi non dobbiamo fermarci o rallentare ma accelerare. Passando il Mar Rosso si ritrovano così nel deserto e iniziano nuovamente a mormorare, trovano una sorgente ma essa è amara. Ancora una volta Dio li mise alla prova per capire se avevano compreso che Dio era con loro. La mormorazione è uno spirito, un’attitudine; o abbiamo un’attitudine di fede o un’attitudine alla lamentela, alla mormorazione. Quando siamo in un momento di difficoltà dobbiamo lodare avendo la certezza che Dio opererà.

Non possiamo dissetarci da una fonte qualsiasi, ci sono acque che apparentemente sembrano pure ma in realtà possono avvelenare la nostra vita. Dobbiamo riconoscere che nella nostra vita abbiamo a volte bevuto delle acque amare e per questo esse hanno bisogno del tocco della redenzione. In questa parte della scrittura leggiamo che il popolo ancora una volta mormorò contro Mosè e gli chiese cosa dovevano fare; le risposte ai bisogni del popolo non vengono dalla sapienza umana ma da una relazione con Dio. Dio mostra a Mosè un legno che gettato nelle acque le avrebbe rese dolci, questo rappresenta simbolicamente quello che avvenne alla croce: Gesù ha preso le nostre amarezze, i nostri dolori. Il legno è figura di maledizione, Cristo ci ha liberato dalla maledizione. Dio mostrò il legno, Mosè applicò il legno, le acque divennero dolci e il popolo bevve. Quando la croce è applicata nella nostra vita, ovvero quando permettiamo a Gesù di diventare il nostro Signore e Salvatore riconoscendo il suo sacrificio sulla croce, allora le acque amare della nostra vita diventeranno dolci. La croce ancora oggi ha la potenza di cambiare la morte in vita, la malattia in guarigione, il dolore in gioia, le relazioni distrutte in relazioni risanate. La croce è il punto d’incontro dove la divinità potente di Dio incontra la debolezza dell’uomo.

Dio ha trasformato quella calamità in un’opportunità per mostrare la Sua gloria, quindi  il processo che affrontiamo nella nostra vita è importante per crescere nella fiducia in Dio e sappiamo per certo che alla fine vedremo la Sua gloria. Dio non solo mostrò il legno ma gli diede un’applicazione pratica; abbiamo bisogno di comprendere che dobbiamo essere non solo uditori ma facitori della Parola. L’informazione ci dà accesso alla rivelazione, la rivelazione ci dà accesso all’applicazione e l’applicazione dà accesso alla trasformazione. Dio desidera che possiamo essere trasformati. Ascoltare la voce di Dio è straordinario, ascoltare la Parola di Dio è una grazia ma applicare la Parola di Dio è saggezza.

Quando attraversiamo il deserto, dobbiamo rimanere fermi ed aspettare che Dio ci dia le istruzioni. Dio voleva che il popolo mostrasse ubbidienza infatti questo è un aspetto molto importante in cui dobbiamo crescere.

Tre passi fondamentali da non dimenticare:

  1. Ascoltare l’informazione.
  2. Ricevere la rivelazione.
  3. Applicazione pratica.

Dopo che le acque divennero dolci , Dio dà delle leggi e dà una condizione “ se” ( verso 26). Molti credono di potere vivere come ritengono opportuno e poi continuare a ricevere lo stesso dal Signore ma non è così perché la nostra ubbidienza è sinonimo di fede. Quando non ubbidiamo significa che non stiamo avendo fiducia in quello che Dio ci ha detto, è ovvio che ubbidire comporta pagare un prezzo ma dietro ogni atto di ubbidienza ci sarà qualcosa di glorioso che Dio farà per noi.Il popolo di Dio deve conoscere il timore di Dio ed ubbidendo sarà così protetto.

Deuteronomio 28.60 Farà tornare su di te tutte le malattie d’Egitto, davanti alle quali tu tremavi, ed esse si attaccheranno a te.

Noi viviamo nella dispensazione della grazia ma questo non ha annullato la legge anzi ci ha reso abili a metterla in pratica. Dio è fedele alla Sua parola e si compiace delle persone che ubbidiscono e questo permetterà a Dio di onorarci, infatti Dio ama tutti ma onora coloro che lo onorano. Non possiamo dire di essere ubbidienti ed avere fede ma poi agire in modo indipendente. Quando siamo ubbidienti saremo al sicuro e felici perché Dio sarà con noi.  Per ubbidire abbiamo bisogno di rinnovare la nostra mente, i nostri pensieri.

L’ubbidienza deve essere totale, radicale al 100%. Saul per esempio ubbidì in modo parziale perché tenne per sé gli animali e lasciò in vita il re degli amalekiti, questo è disubbidienza e venne rigettato da Dio. L’ubbidienza deve essere mostrata a Dio ma anche agli uomini di Dio e questo ci permetterà di mangiare i frutti migliori del paese( Isaia 1.19).

La grazia non annulla l’ubbidienza ma l’ubbidienza muove la grazia nella nostra vita. Gesù è l’esempio massimo di ubbidienza. Quando ubbidiamo entriamo nella pienezza dei tempi e nella pienezza della Sua potenza. La disubbidienza invece rallenta il risveglio e porta fuori dalla pienezza dei tempi. Il popolo d’Israele venne condotto da Dio per una via lunga undici giorni di cammino ma poi divennero quaranta giorni ed infine quarant’ani e la generazione morì.

Il popolo giunse così ad Elim( verso 27) dall’ebraico la sua radice è el che è l’origine del nome di Dio. Lì trovarono un’oasi, questo ci fa comprendere che dopo la calamità arriva un manto di gloria maggiore e che la nostra condizione è mutevole. In quel luogo c’erano dodici pozzi, uno per ogni tribù, poi c’erano settanta palme come il numero degli uomini che Mosè scelse per guidare il popolo. Dio si prende cura di coloro che lo servono in prima linea e vuole portarli sotto le palme della shalom. Possiamo attraversare il deserto ma vivere sotto l’ombra della palme e con una sorgente d’acqua che ci disseta.

Efesini 5.18 E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito.

L’obiettivo di Dio è stato quello di fare un patto con il popolo e dimorare in mezzo al popolo. Noi oggi siamo il tempio dello Spirito Santo ed anche se affrontiamo prove, momenti difficili, sappiamo che Lui vive dentro di noi.

Isaia 44.1-4 «Ora ascolta, o Giacobbe mio servo, o Israele che io ho scelto! 2 Così dice l’Eterno che ti ha fatto e ti ha formato fin dal seno materno, colui che ti aiuta: Non temere, o Giacobbe mio servo, o Jeshurun che io ho scelto! 3 Poiché io spanderò acqua sull’assetato e ruscelli sulla terra arida; spanderò il mio Spirito sulla tua progenie, e la mia benedizione sui tuoi discendenti. 4 Essi cresceranno in mezzo all’erba, come salici lungo corsi d’acqua.

Mentre il mondo vive il deserto, Dio ha promesso che per il Suo popolo scorreranno fiumi.

Giovanni 7.37 Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva».

Il sommo sacerdote solitamente prendeva una brocca d’acqua e la versava sull’altare e il popolo e gli anziani dovevano sentire il rumore dell’acqua che scorreva ma Gesù si presenta come la sorgente da cui fluiscono fiumi di vita eterna. Gesù vuole non solo che andiamo a Lui per dissetarci ma che da noi escano fiumi che arrivino agli altri.

Apocalisse 7.16  Essi non avranno più fame né sete, non li colpirà più né il sole né arsura alcuna.

Se la fonte da cui beviamo è pura allora anche l’acqua che scaturirà da noi sarà pura. Scegliamo dunque di ubbidire, di applicare ciò che Dio ci dice perché questo ci farà entrare in un’oasi di grazia dove saremo felici ed al sicuro.