Worship service 26.01.2020

 

TORNARE A DIO: E’ TEMPO DI RISVEGLIO

Pastore Evangelista Heros Ingargiola

Salmo 85.6 Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?

Il rhema per questo nuovo anno è quello di tornare a Dio perché è tempo di risveglio. Il salmista nel verso sopra citato ha enfatizzato un aspetto importante ovvero che Dio è colui che riporta alla vita ed alla libertà. La chiesa ha la responsabilità di testimoniare la Buona Novella ma colui che fa nascere di nuovo è Dio. Dio desidera rigenerare le vite, riportando alla vita ciò che è morto. Giacobbe per esempio venne rigenerato nel suo incontro con Dio a Peniel e lì ammise chi era veramente e questo portò un meraviglioso cambiamento( Dio gli cambiò il nome) infatti quando Dio vuole lavorare con una persona, cambia il suo destino. Un altro esempio che possiamo citare è Ezechiele, il quale si trovava nella valle delle ossa secche, Dio gli chiese se secondo lui quelle ossa potessero rivivere ma Ezechiele in modo religioso ribaltò la domanda a Dio, e così tante volte agiamo anche noi ma è necessario collaborare con Dio nel tempo in cui Lui ci parla ed è lì che dobbiamo agire con fede.

Questo nuovo decennio sarà un tempo di glorioso risveglio per l’Italia e per l’Europa.

Il risveglio è anticipato da tre step:

  1. Rinnovamento, purificazione. In questo tempo Dio scende in profondità per cambiare la Sua chiesa. Con la purificazione avviene un cambiamento ma dobbiamo precisare che senza un cambiamento interiore non potrà esserci un cambiamento esteriore, questo concetto si applica anche alla chiesa, se essa non cambia interiormente neanche la società, che è esterna, potrà cambiare. Il cambiamento è un processo continuo e costante nella vita di ogni credente. Quando i credenti non cambiano più, nel percorso della loro vita cristiana, diventano religiosi. La religiosità può essere paragonata all’ipocrisia. Il rinnovamento nella vita del credente non avviene solo nella fase iniziale dopo la nuova nascita ma è un processo che deve continuare in modo costante, quindi permettiamo al Signore di lavorare dentro ognuno di noi.

Luca 15.11-24 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. 16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. 17 Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'”. 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa.

Uno dei processi di cambiamento nella nostra vita è il rinnovamento della mente, Dio vuole lavorare per trasformare il nostro modo di pensare. Il ragazzo protagonista di questa storia pensava che andando via da casa avrebbe cambiato le cose attorno a lui ma in realtà avvenne l’opposto: le cose del mondo cambiarono lui. Dio usa le circostanze per cambiare il nostro modo di pensare e di vivere. Quando le circostanze attorno a noi non cambiano, dobbiamo riflettere e comprendere che sicuramente siamo noi a dovere cambiare e che quindi Dio desidera lavorare in noi. Il ragazzo dissipò tutti i suoi averi ma ad un certo punto ebbe fame e Dio usò questo bisogno naturale per lavorare dentro di lui, in questa circostanza infatti rientrò in sé e si rese conto di tutto quello che aveva a casa sua.

Nel verso 17 vediamo quindi che inizia il cambiamento di mentalità. Il bisogno spinse il figliol prodigo a cambiare il suo modo di pensare. La nostra mente ha bisogno di un continuo rinnovamento. Il ragazzo pensava che lontano dal padre avrebbe trovato il suo successo ma poi si ritrovò in mezzo ai porci( per gli ebrei sono simbolo di impurità). Se non c’è un cambiamento nel nostro modo di pensare non potrà esserci purificazione.

Nel verso 18 avviene un cambiamento di pensiero. Il ragazzo cambia le sue attitudini, non è più un figlio orgoglioso e capisce di essere andato in una direzione sbagliata. Quando la nostra direzione non è quella di Dio ci ritroveremo nell’impurità.

Nel verso 19 avviene un cambiamento dei principi di vita. Il ragazzo capì che doveva umiliarsi, prima pensava che doveva essere servito ma poi comprese che poteva anche servire gli altri. Gesù nonostante è il Re della gloria, indossò una veste di umiltà per servirci.

Nel verso 21 avviene un cambiamento di condotta. Il cambiamento di pensiero produce il cambiamento del carattere. Il cambiamento è la risposta dell’uomo alla convinzione di peccato esercitata dallo Spirito Santo. Il diavolo vuole riempire la nostra mente con pensieri negativi, bugie, attitudini di arroganza e superbia ma come afferma la Parola di Dio, l’orgoglio precede la rovina.

Geremia 29.11 Infatti io so i pensieri che medito per voi”, dice il SIGNORE: “pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.

Per la scienza la mente è il cervello ma per Dio il cervello è il computer dei sensi fisici perché la mente è parte dell’anima. L’anima infatti è la sede della mente, della volontà, delle emozioni, dei ricordi. La nostra personalità risiede nell’anima ma la nostra natura è nello spirito. Un rinnovamento della mente è anche un rinnovamento dell’anima. La nostra mente rielabora esperienze belle e brutte, ricordi del passato. Tutto quello che la nostra mente riceve viene strutturato in un linguaggio verbale o fisico. Il nostro carattere, ciò che siamo si è sviluppato in base a ciò che abbiamo sempre pensato di noi stessi. I nostri pensieri devono essere in accordo alla Parola di Dio affinchè possiamo diventare ciò che Dio ha stabilito per noi. Possiamo quindi affermare che c’è potenza nei pensieri.

La nostra mente è responsabile dei nostri atteggiamenti e delle nostre azioni quindi ci comportiamo e ci relazioniamo i base a ciò che pensiamo. È fondamentale proteggere la nostra mente e la nostra fede perché essa inizia attraverso la mente e poi scende nel nostro cuore. L’informazione arriva nella nostra mente ma quando c’è il tocco dello Spirito Santo diventa rivelazione ed essa cambia la nostra vita.

I Giovanni 3.1-2 1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è.

Se il nostro modo di pensare non cambia non potrà altresì cambiare il nostro modo di agire. Avere una chiara identità di chi siamo ci aiuta a vivere per quello che Dio dice di noi. Con cosa ci stiamo identificando? Noi siamo figli del Re dei Re.

Dobbiamo cambiare la nostra mentalità anche negli aspetti più piccoli, come per esempio il riposo. Gesù stesso si riposava e questo ci insegna a vivere nella dimensione del riposo.

Isaia 26.3-4 3 Alla mente che riposa in te tu conservi una pace perfetta, perché confida in te. 4 Confidate nell’Eterno per sempre, perché l’Eterno,  l’Eterno, è la roccia eterna.
Il termine pace dall’ebraico è shalom che è pace di prosperità. Per Dio la prosperità è una dimensione spirituale in cui non manchiamo di nulla in ogni area della nostra vita, spirito anima e corpo. In questo verso leggiamo  “alla mente che riposa in te” questo significa che quando i nostri pensieri riposano in Dio, focalizzandosi verso Dio allora Lui ci dona la Sua pace.

A cosa sono rivolti i nostri pensieri nell’arco della giornata? Qual è il risultato dei nostri pensieri?

La pace non è dettata da ciò che abbiamo, la pace è una conseguenza spirituale che deriva da colui e in cosa stiamo riponendo la nostra attenzione. I nostri pensieri devono essere concentrati su Cristo. Quando dimoriamo alla presenza di Dio c’è una pace perfetta.

Deuteronomio 6.4-5 4 Ascolta, Israele: l’Eterno, il nostro DIO, l’Eterno è uno. 5 Tu amerai dunque l’Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza.

È necessario dirigere e proiettare i nostri pensieri verso Dio.

Il primo comandamento è amare Dio ma non riusciremo ad amare Dio con tutte le nostre forze salvo che non iniziamo a proiettare i pensieri verso di Lui, quindi quando lo metteremo al primo posto nella nostra vita inizieremo ad amarlo non solo a parole ma in modo pratico.

Matteo 22.37 36 «Maestro, qual è il grande comandamento della legge?». 37 E Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente”.

Il termine forza è uguale alla parola mente. Dalla mente escono fuori le nostre azioni.

La mente controllata dalla carne è morte ma la mente controllata dallo spirito è vita, purifichiamoci e rinnoviamo la nostra mente e focalizziamo i nostri pensieri su Dio perché ciò cambierà il modo di vedere noi stessi, di relazionarci con gli altri e vedere quindi un cambiamento dentro e fuori di noi.