Worship service 31.05.2020

NUOVA STAGIONE DI RISVEGLIO

Pastore Evangelista Heros Ingargiola

Gesù ama tutta l’umanità e quando era sulla terra era sempre circondato dalle folle che lo seguivano ma il comando che Lui ha dato non è quello di fare credenti o persone che si recano in chiesa solo la domenica ma è quello di fare discepoli. Un vero discepolo vive una vita risvegliata e di conseguenza  può risvegliare coloro che stanno dormendo spiritualmente ed anche coloro che ancora sono separati da Cristo perché non hanno fatto una reale esperienza con Lui.

Matteo 28.18-20  E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente».

Non può esserci un risveglio senza che i discepoli ritornino al principio dell’ubbidienza. Siamo entrati in una stagione di risveglio e questo ci permette di avere restaurata la cultura del regno nella nostra vita e uno degli aspetti fondamentali del regno è l’onore. Dove c’è un livello l’onore c’è la manifestazione della sovranità di Dio.

Gesù ha dovuto riprendere l’autorità che il nemico aveva rubato ad Adamo. Ricordiamo infatti che nel giardino dell’Eden Dio aveva dato autorità ad Adamo ma il nemico in modo subdolo gliela rubò e così egli perse tutto quello che Dio gli aveva dato e venne messo fuori dal giardino. Gesù ha dovuto riconquistare anche l’autorità nei cieli e questo perché il primo peccato venne commesso in cielo da Lucifero, egli infatti cadde dalla santità alla profanità e così Gesù ha dovuto purificare non solo la terra ma anche i cieli.

Un vero discepolo è colui che ubbidisce, che onora, che rinnega se stesso e questo permette di entrare in un nuovo livello di maturità e di crescita.

Giovanni 12.20-28 Or tra quelli che salivano alla festa per adorare c’erano alcuni Greci. 21 Questi dunque, avvicinatisi a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, gli fecero questa richiesta: «Signore, vorremmo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea; e Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.23 Gesù rispose loro, dicendo: «L’ora è venuta, che il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato. 24 In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. 26 Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà. 27 Ora, l’animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest’ora. 28 Padre, glorifica il tuo nome!» Allora venne una voce dal cielo: «L’ho glorificato, e lo glorificherò di nuovo!»

La nostra società ha bisogno di conoscere Gesù. In questo episodio leggiamo che Gesù era a Gerusalemme, nel giorno di una festa e la Sua ora era vicina;  alcuni greci ( fondati su un cultura filiosofica, razionale) si recarono lì solo per la curiosità di vedere Gesù, di cui ne avevano tanto sentito parlare. Anche oggi tante persone persone vogliono vedere Gesù solo dal loro punto di vista, vogliono essere solo affascinati e che Lui dimostri loro qualcosa ma non si avvicinano a Gesù perché desiderano essere cambiati interiormente. La risposta di Gesù in questo episodio sembra irrazionale ma in realtà Lui era in perfetta sintonia con i tempi di Dio affinchè il figlio dell’uomo venisse glorificato. Il termine” l’ora viene” dall’originale significa è arrivato il tempo perfetto, è arrivato il tempo e non si può più tornare indietro.  Quando Gesù disse “ Padre glorifica il tuo nome” stava dicendo : fa che io possa arrivare fino alla fine e possa adempiere il mio proposito.

Analizziamo il verso 24 in cui Gesù fa un perfetto parallelismo tra quello che stava dicendo e il seme del grano, stava parlando in modo profetico della sua vita. Il seme del grano è composto da tre parti proprio come noi che siamo formati da spirito, anima e corpo. Il seme è formato dalla esterna chiamata tegumento che rappresenta il nostro corpo e questo cadendo a terra, si rompe e si apre ad una nuova vita. Gesù sapeva quello che stava per accadere, ha dovuto umiliare se stesso, piegare la sua volontà perché ricordiamoci che Lui era Dio e poteva anche dire di no ma sapeva che la sua vita proprio come il granello, doveva cadere a terra per potere portare frutto. Non può esserci vita se prima non c’è morte. Gesù offrì il suo corpo, la sua anima ma il suo spirito rimase in vita. Dobbiamo offrire la nostra vita, la nostra volontà, il nostro ego e dobbiamo essere disposti ad andare sotto terra proprio come il seme, forse saremo calpestati ma quando il nostro guscio (che rappresenta ciò che egoisticamente vuole proteggere la nostra anima) si romperà allora vedremo cose nuove. L’apostolo Paolo disse: non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me, allora se Cristo vive in noi la Sua volontà sarà più forte della nostra. Il discepolo è morto in Cristo, è disposto ad umiliarsi, ad abbassare se stesso proprio come fece Gesù. Poniamoci un quesito: chi stiamo servendo, chi stiamo seguendo? Stiamo seguendo e servendo Gesù o vogliamo che qualcuno segua noi?  Gesù sapeva bene di essere caduto a terra come il seme perché Lui veniva dalla gloria del cielo.

Matteo 10.37-40 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40 Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato.

Anche in questo verso parla di coloro che hanno deciso di morire a loro stessi per fare vivere Cristo. È necessario pagare un prezzo se vogliamo essere parte del risveglio. Siamo pronti a fare vivere Cristo in noi? A fare in modo che la sua immagine viva in noi? Siamo pronti a dare tutto di noi anziché pretendere sempre di ricevere? È necessario fare un sacrificio di se stessi, Gesù deve avere la priorità su tutto e su tutti nella nostra vita. Prendere la propria croce parla di sopportare la persecuzione, tribolazione, portare la vergogna perché gli altri non accettano che siamo cristiani, portare il vituperio di Cristo, essere sfigurati per mostrare il Suo volto, togliere la nostra identità per mettere la sua identità. La croce è quando la Sua volontà e la mia volontà si uniscono per adempiere la Sua volontà, quindi quando siamo disposti ad umiliare e sottomettere la nostra volontà a quella di Cristo. Ognuno deve prendere la propria croce e non quella altrui.

Matteo 16.24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Romani 6-6 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato;

Se viviamo per lo spirito, il nostro vecchio uomo non parla più. Se siamo sulla croce, il diavolo non ci potrà toccare. Tra noi e Dio e non deve esserci nessuno, Lui deve essere la nostra priorità, nulla è paragonabile a Lui! Il discepolo deve essere pronto a tutto per Gesù. Un altro aspetto fondamentale per un discepolo è l’ubbidienza, ad esempio Abramo offrì Isacco come prezzo di totale ubbidienza al Signore e attraverso il suo atto portò il diritto legale di fare arrivare il figlio di Dio.

Quando ci sacrifichiamo otteniamo vittoria ma quando siamo indipendenti vivremo nella sconfitta.

Romani 8.32-36 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com’è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello».

Se siamo disposti a morire a noi stessi allora faremo trionfare Cristo nella nostra vita ed andremo avanti di vittoria in vittoria e Cristo regnerà in noi.

Romani 6.16 Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte dell’ubbidienza che conduce alla giustizia?

Non siamo più schiavi del peccato ma ogni giorno dobbiamo scegliere a chi ubbidire.

Scegliamo di morire a noi stessi, al nostro io, di umiliarci, di essere ubbidienti, decidiamo di rompere quel guscio affinchè Cristo possa vivere in noi ed allora vedremo il frutto e Dio potrà onorarci.