Worship service del 6 11 2016

 

OGNI COSA MIA E’ TUA

Culto 6 11 2016 Past. Heros Ingargiola

Questa domenica il culto inizia con una domanda che il pastore rivolge alla chiesa: “quanti hanno bisogno di qualcosa?”. Ognuno di noi avrebbe sicuramente il proprio elenco, ma l’incoraggiamento è che ogni cosa che Dio Padre ha, è anche nostra. A volte viviamo la nostra vita in base alle emozioni dettate dalla nostra anima o in base alle circostanze, ma dobbiamo imparare a vivere in accordo alla Parola di Dio. Dio ci ama e ci accetta così come siamo e se Lui ci ha dato suo figlio Gesù per ciascuno di noi, come non ci donerà tutto il resto con Lui? La grazia ha provveduto per noi ogni cosa e ci ha permesso di diventare eredi. C’è differenza tra gli eredi e gli orfani: gli orfani infatti non hanno eredità, ma i figli sono eredi. NOI IN CRISTO SIAMO FIGLI ED EREDI!

EFESINI 1.11-12

11 In lui siamo anche stati scelti per un’eredità, essendo predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà, 12 affinché fossimo a lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo. Dio ci ha scelti per essere benedetti, fruttiferi, moltiplicare, ma anche per darci un’eredità.

È necessario puntualizzare che c’è differenza tra posizione e relazione. Dio ci ama tutti nello stesso modo, ci ha scelti e ci ha fatti eredi; per questo abbiamo tutti la stessa relazione come figli davanti a Dio, senza distinzione di ruoli. Nella chiesa Gesù ha stabilito però dei ruoli e delle funzioni diverse, ma ciò non cambia la dignità di figli che abbiamo davanti al Padre. A volte accade che un credente esca fuori dal binario della relazione, per entrare in quello della posizione. Non ci si può solo concentrare sulla chiamata, su quello che Dio ci ha chiamati a fare; la chiamata prioritaria che Dio rivolge ai suoi figli è quella di essere conformi all’immagine di Gesù Cristo.

I PIETRO 1.2-4

eletti secondo la preordinazione di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per ubbidire e per essere aspersi col sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate.
3 Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, 4 per un’eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli per voi,

Quando non si resta più al centro dal proposito di Dio e si inzia a camminare guardando I propri ideali, i propri propositi, si perde di vista ciò che Cristo ha fatto sulla croce per ciascuno di noi. Dio ci ha rigenerati per darci un’eredità incorruttibile, non corruttibile come quella data dai genitori naturali. Alla luce di tutto ciò, bisogna ricordare che lo scopo per cui Dio ci ha creati è quello di avere una relazione con Lui. Dio non ci ha creati per il ruolo che ci affida nella chiesa, ma ciò che a Lui interessa è la relazione padre/ figlio.

ROMANI 8.16-17

16 Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati.

Come figli ed eredi siamo stati arricchiti di ogni cosa. Dio non vive nella povertà, nell’ansia, nella depressione, nella malattia e noi come eredi di Dio; alla stessa maniera, non dobbiamo vivere ancorati a queste situazioni. Ognuno di noi abbiamo diversi bisogni, ma ricordiamoci che siamo stati fatti eredi di promesse eterne. Lo scopo del nemico è quello di non rendere coscienti i figli di Dio sull’eredità che si ha come figli. Si può vivere nella casa del Padre (essere consapevoli di essere suoi figli) senza vivere l’eredità che Lui ha provveduto. Il pastore analizza la storia del figliol Prodigo, soffermandosi sulla figura del fratello maggiore. Sappiamo che il figliol prodigo disprezzò la grazia, sperperando l’eredità data dal padre.

Luca 15.20-32

20 Egli dunque si levò e andò da suo padre. Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai suoi servi: “Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi. 23 Portate fuori il vitello ingrassato e ammazzatelo; mangiamo e rallegriamoci, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare grande festa. 25 Or il suo figlio maggiore era nei campi; e come ritornava e giunse vicino a casa, udì la musica e le danze. 26 Chiamato allora un servo, gli domandò cosa fosse tutto ciò. 27 E quello gli disse: “È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28 Udito ciò, egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. 29 Ma egli, rispose al padre e disse: “Ecco, son già tanti anni che io ti servo e non ho mai trasgredito alcun tuo comandamento, eppure non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma quando è tornato questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”. 31 Allora il padre gli disse: “Figlio, tu sei sempre con me, e ogni cosa mia è tua. 32 Ma si doveva fare festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Il padre non andò a cercare il figliol prodigo, ma lo aspettò. Questa è la manifestazione della sua grazia. Quando il figlio ritorna, si ravvede e si pente per ciò che aveva fatto.

Analizziamo sette aspetti che riguardano la figura del fratello maggiore.

  • il figlio maggiore cadde nel legalismo. Serviva senza gioire. Questo accade quando si serve per dovere e non per amore.
  • Il figlio maggiore non viveva la vita della casa. Quando seppe della festa, chiamò un servo per capire cosa stesse accadendo e non suo padre, ciò ci fa comprendere quanto lui si sentisse estraneo all’interno della casa di suo padre.
  • Viveva l’amore fraterno con simulazione. Non viveva l’amore in casa in modo sincero. Non si possono amare gli altri per raggiungere un obiettivo o per pretendere qualcosa in cambio. Le delusioni e le ferite più grandi si vivono proprio all’interno della propria famiglia, ciò ci incita ad amare non solo con le parole, ma soprattutto con i fatti.
  • Non riconosce nè il cuore, nè la voce del padre. L’orgoglio del figlio portò tutti fuori dalla casa e il padre lo prega per rientrare. Badiamo al nostro cuore e alle nostre attitudini.
  • Serve per dovere. Più passano gli anni nel Signore, più corriamo il rischio di vivere come il fratello maggiore, dimenticandoci da dove Dio ci ha tirato fuori nel nostro passato.
  • Non riconosce suo fratello. Chi si inorgoglisce e vive nel legalismo, crea divisione e si isola dagli altri perchè non riconosce il corpo di Cristo.
  • Pur essendo erede, viveva come un servitore miserabile.

Quando non viviamo più nella grazia, ma nel legalismo, il nome di “figlio” che era impresso nella nostra vita, viene sostituito con un altro, cioè “servo”. Dobbiamo vivere con l’attitudine di figli e non di servi, quindi non identifichiamoci con quello che facciamo o con quello che vorremmo fare, ma identifichiamoci in ciò che siamo. Quando si vive nel legalismo ci si vede lontano dal cuore del Padre, anche se non è così (“Figlio tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua” Luca 15.31). Le attitudini errate del figlio maggiore hanno creato degli atteggiamenti di conseguenza negativi verso: le autorità, i fratelli, se stesso, la propria vita, il proprio lavoro, il proprio servizio. Non dobbiamo dimostrare a Dio o agli altri  quanto valiamo, perchè abbiamo un grande valore, valiamo il sangue di Gesù.

SALMO 68.6
DIO fa abitare il solitario in una famiglia, libera i prigionieri e dà loro prosperità; ma i ribelli dimorano in terra riarsa.

La ribellione ci fa abitare in luoghi aridi, quindi se ci ritroviamo in questa condizione è bene analizzare la nostra vita e lasciarci investigare da Dio, per comprendere cosa dobbiamo cambiare.

I TESSALONICESI 5.14

Ora, fratelli, vi esortiamo ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli e ad essere pazienti verso tutti.

Dio è un Dio di ordine. In Cristo non possiamo rimanere sempre nello stesso modo, dobbiamo imparare a vivere nell’ordine di Dio e non in modo disordinato. Anche Gesù ci ha insegnato questo, per esempio quando Lui è resuscitato rimise a posto il suo asciugatoio, la sua tunica e le donne trovarono tutto al loro posto.

GEREMIA 4.1-2

1 «O Israele, se tu torni», dice l’Eterno, «devi ritornare a me. Se rimuovi dalla mia presenza le tue abominazioni e non vai più vagando 2 e giuri: “L’Eterno vive”, con verità, con rettitudine e con giustizia, allora le nazioni saranno benedette in Lui e in Lui si glorieranno».

Chi vive nel disordine, non prende mai stabilità nel Signore. Dobbiamo avere lo stesso sentimento che era in Cristo Gesù (Filippesi 2.1-11). L’obiettivo di Dio è fare camminare in unità il figliol prodigo e il figlio maggiore.

Ci sono tre tipi di unità: unità nello spirito (perchè siamo in Cristo), unità nella fede (perchè crediamo le stesse cose scritte nella Parola di Dio), unità di pensiero (per questo occorre rinnovamento).

FILIPPESI 4.8-9

8 Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose. 9 Quelle cose che avete imparato, ricevuto e udito da me e veduto in me, fatele, e il Dio della pace sarà con voi.
Il fratello maggiore non era in unità di pensiero con il resto della sua casa, lui pensava in un modo egoistico. Dobbiamo imparare a liberare la nostra mente da ogni pensiero negativo che non porta beneficio ne al corpo di Cristo nè a noi stessi, perchè Dio ci sta chiamando a vivere nell’unità di pensiero.

Concentriamoci sulla nostra relazione con Dio e non sulla nostra chiamata o sul ruolo. È tempo di entrare in una nuova nuova dimensione, di togliere l’egoismo e di essere pronti, come fratelli maggiori ad accogliere con amore sincero il figliol prodigo che deve tornare alla casa del Padre. Dio ci ama tutti nello stesso modo e ci ha scelti, Lui è nostro Padre…non relazionarti più come servo ed orfano, scegli di vivere come suo figlio ed erede!